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I disastri della proprietà privata

I disastri della proprietà privata

Il tema della proprietà intellettuale e degli accordi TRIPS del WTO torna alla ribalta in quest’epoca di pandemia e di piano vaccinale: una questione legata alla proprietà privata dei mezzi di produzione, di beni che dovrebbero essere comuni e di risultati della ricerca scientifica in grado di condizionare le vite degli esseri umani sul pianeta. Tramite il commento di due articoli pubblicati su El Salto e su The intercept facciamo un primo quadro della situazione rispetto alle pressioni esercitate dalle lobby farmaceutiche per impedire persino una temporanea revoca degli accordi TRIPS inerenti ai brevetti vaccinali, proseguendo idealmente un discorso già iniziato in precedenti articoli di questo settimanale relativamente all’influenza degli “accordi di libero commercio” sul mancato miglioramento dei servizi sanitari nazionali pur in presenza della situazione pandemica ed alla strategia delle multinazionali del farmaco.[1]

In un articolo pubblicato sul periodico online El Salto[2] si sottolinea che “con le regole attuali sulla proprietà intellettuale, paesi come Pakistan, Bolivia o Nigeria non avranno la capacità di vaccinare in modo massiccio fino al 2023. La comunità internazionale, associazioni presenti in vari paesi e persino l’OMS chiedono una temporanea deroga alle regole del commercio internazionale. Un anno dopo che il virus Sars-Cov2 si è diffuso diventando pandemia e ucciso, fino al 25 aprile 2021, più di tre milioni di persone, l’umanità ha prodotto vaccini efficaci e sicuri. Quando e come i vaccini raggiungeranno le diverse parti del pianeta?”.

Un’indagine di The Intercept[2] pubblicata venerdì 23 aprile 2021 mostra invece come un centinaio di lobbisti di grandi aziende farmaceutiche abbiano fatto pressione a Washington DC per evitare le misure di rilascio dei brevetti. L’articolo, firmato da Lee Fang, riporta i nomi dell’ex membro del Congresso Mike McKay, attualmente dipendente della Pfizer e di Elissa Alben, anche lei lavorante alla Pfizer e, in precedenza, nel personale dell’International Trade Council. La mobilitazione dei grandi laboratori è volta a indurre il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ad escludere la paventata e comunque temporanea revoca delle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) in merito ai brevetti sui vaccini.

Nello specifico, la mobilitazione civile globale chiede una revoca parziale degli “aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale” noti come TRIPS ed in vigore dal 1994.[1] Su iniziativa dell’India e del Sudafrica, la richiesta, sostenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da un centinaio di altri paesi, vuole garantire che i vaccini raggiungano l’intera umanità il prima possibile. Si oppongono a questa ipotesi le aziende farmaceutiche che hanno operato, secondo le informazioni di The Intercept, attraverso le grandi lobby di Washington: la U.S. Chamber of Commerce, la Business Roundtable e la International Intellectual Property Alliance. La critica alla revoca temporanea è stata trasversale a deputati, senatori e funzionari eletti sia da parte repubblicana sia democratica. Un senatore repubblicano, ad esempio, ha chiesto esplicitamente a fine aprile a Biden di opporsi “a ogni tentativo per rinunciare ai diritti di proprietà intellettuale”.

Intanto, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo l’1% di 100 milioni di dosi di vaccini prodotti fino ad oggi è stato destinato a paesi a basso reddito. L’organizzazione Global Justice Now! ha fatto eco all’articolo di Intercept, attraverso il suo portavoce Heidi Chow, per chiedere “vaccini per tutti” dopo aver ricordato che “milioni di persone continuano a morire perché i monopoli farmaceutici hanno creato una carenza di vaccini nel sud del mondo”.

In un articolo pubblicato sul Guardian, il divulgatore scientifico Stephen Buranyi ha stimato che da gennaio sono state prodotte circa 430 milioni di dosi per circa 215 milioni di persone e che, delle dosi già somministrate, “circa la metà è andata al 16% più ricco del mondo”. “I poveri in Africa, Asia, America Latina e in tutto il mondo hanno lo stesso diritto di essere protetti dal virus e di vivere, quanto le persone delle nazioni più ricche. Per me, questo non è un argomento di dibattito, questo è un principio morale”, ha detto Bernie Sanders, senatore democratico e avversario di Biden alle primarie del Partito democratico prima delle elezioni del novembre 2020. Sanders è uno dei promotori di un’iniziativa cittadina che ha ottenuto due milioni di firme per chiedere a Biden di autorizzare la sospensione temporanea della proprietà intellettuale.

Senza un cambio di tendenza sulla questione dei brevetti, si stima che 85 paesi del sud del mondo non saranno in grado di avviare la vaccinazione di massa almeno fino al 2023. Tra questi ci sono la maggior parte dei paesi africani, Bolivia, Paraguay e Venezuela in America Latina, Pakistan e Afghanistan in Asia. Di fronte allo sforzo di cittadini in tutto il mondo per il rilascio di brevetti, i monopoli industriali farmaceutici rischiano una posta in gioco di milioni di dollari, spiegano le fonti presentate da The Intercept. Le modalità messe in atto dalla controparte vanno dall’assunzione di personale vicine al potere federale o alla stesura di articoli di opinione sui media. Il messaggio ripetuto è che la distribuzione del vaccino arriverà in modo più efficiente se gestita attraverso donazioni volontarie. Riportiamo in merito la traduzione dell’articolo di The Intercept:

L’industria farmaceutica impiega ingenti risorse nella crescente lotta politica sui vaccini generici contro il coronavirus. Documenti presentati nel primo trimestre del 2021 mostrano che oltre 100 lobbisti si sono mobilitati per contattare legislatori e membri dell’amministrazione Biden, esortandoli ad opporsi alla proposta di revoca temporanea dei diritti di proprietà intellettuale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che consentirebbe di produrre vaccini generici a livello globale. I lobbisti delle case farmaceutiche mobilitatisi contro la proposta includono Mike McKay, finanziatore chiave per House Democrats, che ora lavora a contratto con Pfizer, così come diversi ex membri del personale dell’Ufficio del Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, che sovrintende ai negoziati con il WTO.

Diversi gruppi commerciali finanziati da aziende farmaceutiche si sono coalizzati per sconfiggere la proposta rilasciando nuove dichiarazioni. La Camera di Commercio degli Stati Uniti, la Business Roundtable e l’International Intellectual Property Alliance, che ricevono soldi dalle compagnie farmaceutiche, hanno inviato dozzine di lobbisti per opporsi all’iniziativa. A queste pressioni ha fatto seguito tutta una serie di voci influenti che si sono schierate dalla parte della lobby farmaceutica. La scorsa settimana, il senatore Thom Tillis ha rilasciato una lettera chiedendo che l’amministrazione ‘si opponga a qualsiasi tentativo volto a rimuovere i diritti di proprietà intellettuale’. Howard Dean, l’ex presidente del Democratic National Committee, ha criticato in modo simile la proposta, facendo eco a molti degli argomenti dell’industria farmaceutica.

Attualmente, solo l’1% dei vaccini contro il coronavirus è destinato ai paesi a basso reddito e le proiezioni mostrano che gran parte della popolazione mondiale potrebbe non essere vaccinata fino al 2023 o 2024. In risposta, una coalizione di paesi, guidata da India e Sudafrica, ha presentato una petizione al WTO per sospendere temporaneamente i diritti di proprietà intellettuale sui prodotti medici correlati al coronavirus in modo che i vaccini generici possano essere prodotti rapidamente. Ciò richiederebbe una sospensione dell’applicazione della proprietà intellettuale ai sensi del trattato sugli aspetti relativi al commercio dei diritti di proprietà intellettuale – TRIPS. Se ciò avvenisse, agli stabilimenti farmaceutici locali potrebbero essere concesse obbligatoriamente licenze per la produzione di vaccini contro il coronavirus senza la minaccia di essere citati in giudizio dal titolare della licenza.

La proposta ha guadagnato popolarità a livello globale, con centinaia di membri del Parlamento europeo, dozzine di legislatori americani guidati dal senatore Bernie Sanders e voci sempre più forti nella comunità della sanità pubblica che esprimono sostegno.

La petizione ha incontrato una feroce opposizione da parte delle principali compagnie farmaceutiche, che rischiano di perdere profitti e che temono che acconsentire alla revoca porterebbe a un’applicazione meno rigorosa della Proprietà Intellettuale in futuro. ‘La scarsità di vaccini non è dovuta alla proprietà intellettuale ma a causa di deplorevoli problemi di produzione e distribuzione’, ha scritto Michelle McMurry-Heath, presidente della Biotechnology Innovation Organization, il gruppo commerciale che rappresenta Moderna, Pfizer e Johnson & Johnson in un articolo per The Economist.

L’appello, ha affermato, è un ‘gesto inutile che rigetta costi e responsabilità sulle spalle dei paesi più bisognosi’. Una soluzione migliore, ha affermato McMurry-Heath, sarebbe continuare l’approccio guidato da COVAX, un’organizzazione no profit sostenuta dal filantropo miliardario Bill Gates che facilita gli acquisti e le donazioni di vaccini per i paesi in via di sviluppo. Gli attivisti della salute pubblica globale rimangono però scettici. ‘I lobbisti delle compagnie farmaceutiche affermano che la rinuncia al TRIPS non aumenterà la fornitura di vaccini ma, se è vero, perché si oppongono? Perché pensano che in effetti amplierà la produzione’, ha osservato James Love, direttore di Knowledge Ecology International, un gruppo che sostiene la petizione per la revoca.

La stessa rinuncia, da un punto di vista legale, è molto importante per eliminare due disposizioni restrittive sui TRIPS, entrambe relative alle esportazioni’, ha aggiunto Love. ‘Da un punto di vista politico, è più importante dare il via libera all’autorità esistente per il rilascio delle licenze obbligatorie e fare pressione sui produttori di vaccini per fare più accordi volontari’. L’approccio di COVAX mira a fornire 2 miliardi di dosi di vaccino, l’iniziativa però è stata afflitta da ritardi e fondi insufficienti spedendo solo 40 milioni di dosi.

Brook K. Baker, professore di diritto presso la Northeastern University e analista di politica senior presso Health GAP, ha anche osservato che l’industria farmaceutica sembra stia imbastendo una ‘controffensiva’ sulle crescenti richieste di rinuncia al TRIPS. ‘Questa comprende un piccolo esercito di lobbisti ben pagati che include molte figure ed ex membri dello staff di Capitol Hill ma include anche campagne pubblicitarie e editoriali di esperti del settore che sfidano direttamente la richiesta di revoca e prevedono danni all’industria del farmaco nel caso venisse adottata’, ha detto Baker. ‘Questa industria farà di tutto per proteggere la sua proprietà intellettuale e i segreti commerciali anche se non può e non soddisferà le esigenze di vaccinazione nei paesi in via di sviluppo’. Baker ha invitato l’amministrazione non solo a concedere la revoca, ma a ‘rendere chiaro al pubblico americano che non possiamo ottenere e sostenere l’immunità del vaccino COVID fino a quando tutto il mondo non sia vaccinato’. Finora l’amministrazione Biden ha rifiutato di prendere posizione. La rappresentante per il commercio degli Stati Uniti Katherine Tai ha detto che si sta esaminando la questione e ha incontrato sia i rappresentanti della lobby farmaceutica che gli attivisti a sostegno dell’iniziativa.”

Flavio Figliuolo

NOTE

[1] Vedi ad esempio VOCCIA, Enrico, “Dittatura Sanitaria? No, Dittatura del Capitale”, in Umanità Nova, n° 34, 2020, p. 4 (https://umanitanova.org/?p=13127) e FRICCHE, “Vaccini, Potere e Profitti”, in Umanità Nova, n° 14, 2021, pp. 3-4 (https://umanitanova.org/?p=13997)

[2] https://www.elsaltodiario.com/coronavirus/mundo-pide-vacunas-seguras-efectivas-lobby-farmaceutico-bloquea .

[3] https://theintercept.com/2021/04/23/covid-vaccine-ip-waiver-lobbying/ .

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